Cagliari riabita

COMPRARE UNA CASA A CAGLIARI È DIVENTATO PROIBITIVO.
Il fenomeno degli ex cagliaritani (persone che lavorano in città ma risiedono fuori) è preoccupante: sono risorse che si allontanano e che spesso si perdono , lasciando la città per non farvi ritorno, perché costrette a pianificare il proprio futuro altrove. E tutto ciò mentre la città dispone di un numero importante di abitazioni vuote!
LA DECISIONE DI ANDARE A VIVERE NELL’HINTERLAND DEVE ESSERE VOLONTARIA E NON FORZATA DAL MERCATO DELLE CASE. BISOGNA VALORIZZARE E RECUPERARE QUELLO CHE GIÀ ESISTE.
BISOGNA VALORIZZARE E RECUPERARE QUELLO CHE GIÀ ESISTE.
Discorso identico vale per alcuni quartieri come San Michele o il CEP, che prima erano considerati quartieri periferici invece sono parte integrante e importante di Cagliari e devono essere messi non solo al centro del dibattito politico ma al centro della vita della città; non più solo quartieri dormitorio ma anche luoghi di incontro connessi con la città, sia fisicamente che culturalmente. Finora poi, la riqualificazione del centro storico è stata lasciata solo ai privati, senza che il Comune intervenisse, fatto non positivo.
Il Comune insieme alla Regione avrebbe potuto mitigare il problema casa, attraverso la costruzione di case a canone moderato (negli ultimi anni hanno costruito 16 alloggi in via Corsica e 32 verso Quartu), che devono essere intese in un’accezione inclusiva e rivolgersi a tutti i cittadini, a tutti coloro che vogliono rendersi indipendenti e crearsi una vita autonoma, dentro la città di Cagliari. La maggior parte delle speculazioni immobiliari prodotte negli ultimi anni non sono state oggetto di una trattativa reale da parte del Comune, il quale ha permesso la costruzione di soli alloggi di lusso. Parcheggi, parchi sportivi di dubbia qualità e qualche volta piccole piazzette pubbliche sono state le uniche concessioni fatte dai privati all’amministrazione.
RI-ABITARE LA CITTÀ
A Cagliari secondo i dati SUNIA (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini ed Assegnatari) del 2007,ci sono 5000 immobili sfitti; vuoti, magari inagibili, ma appartenenti a un proprietario o a diversi proprietari.
Il Comune potrebbe incentivare i proprietari che anziché tenere sfitto un bene s’impegnano ad affittarlo; un’operazione di questo tipo favorirebbe anche i proprietari, in quanto i contratti d’affitto agevolato consentono ad esempio sgravi fiscali.
Discorso simile si deve fare per gli affitti in nero: si potrebbe seguire l’esempio di Bologna che si è opposta agli affitti in nero promuovendo degli sgravi fiscali.
Secondo i dati SUNIA del 2007 ci sono stati nella Provincia di Cagliari 300 sfratti, e di questi il 70% erano sfratti per morosità. E si pensi ancora che sempre nello stesso anno ci sono state 1230 domande per le case parcheggio, ossia quelle case temporanee prive degli standard abitativi, a fronte di soli 59 alloggi disponibili.
ELDERLY HOUSE
Consideriamo infine che molti locali che versano in situazioni di abbandono potrebbero essere recuperati dagli stessi proprietari, trasformandoli in “elderly house” dei veri e propri appartamenti attrezzati per persone con mobilità limitata e anziani; in questo tipo di locali, la persona conserva la propria indipendenza ma può essere aiutato e seguito con servizi come visite assistenziali e spesa a domicilio (questo tipo di soluzione è molto comune in Olanda). Ne avrebbero beneficio coloro che vi andrebbero ad abitare e i loro familiari .
Si conterrebbe così il fenomeno dell’illegalità nelle sistemazioni per anziani dove in case piccole e non dotate dei corretti servizi si sono verificati veri e propri episodi di violenza verso gli anziani. Il Comune, l’ASL, l’INPS che stabiliscono la graduatoria per l’assegno di accompagnamento, potrebbero incanalare parte di questi fondi per consentire l’accesso anche alle persone indigenti in questi appartamenti specializzati.
Anche in questo caso, per i proprietari dell’immobile, esistono già delle leggi che permetterebbero una spesa più bassa riguardo al fisco.
SVILUPPO E IDENTITÀ DEI QUARTIERI
Sul quartiere di Sant’Elia versa una situazione reale di completo abbandono da parte del Comune e un’inadempienza grave da parte della Regione che abbandona completamente la riqualificazione di un pezzo della città.
Bisogna invece andare verso il recupero di un quartiere.
SANT’ELIA È PARTE DELLA CITTÀ, POTREBBE ESSERE UNA DELLE PIÙ SUGGESTIVE ED AFFASCINANTI.
Un progetto di riqualificazione vera dovrebbe prevedere un intervento che abbia una sua dignità in ambito cittadino e che non releghi più Sant’Elia a quartiere periferico. Bisogna pensare di eliminare le barriere fisiche che vi sono tra quartiere e quartiere e non riempire le distanze con enormi parcheggi di snodo. L’idea, anche se ambiziosa è alla nostra portata; bisognerà partire da un nuovo progetto che sappia fare da ponte tra le proposte presentate dal CQ1/2(contratto di quartiere) di Sant’Elia, alcune visioni strategiche dello studio OMA, l’idea di un grande attrattore come il Betile ed una reale progettazione urbanistica, dettagliata e minuziosa, attenta agli abitanti del quartiere presenti e futuri. E bisogna anche che il quartiere si riappropri del suo mare. L’idea di un serio concorso che parta dalle basi sopracitate potrebbe dare il via alla sua riqualificazione, una scelta non più di un singolo ma condivisa dalla comunità.
Anche San Michele, come Sant’Elia, non risulta adeguatamente coperto e presidiato dalle forze dell’ordine; questo ha creato negli anni insicurezza. Presenta in diverse parti preoccupanti situazioni di degrado ambientale e sociale (come lo stabile della ex circoscrizione meta di tossicodipendenti). C’è carenza di iniziative a favore dello sviluppo socio culturale del quartiere, scarso utilizzo delle risorse materiali ed umane della circoscrizione, scarso dialogo con le istituzioni centrali di riferimento.
RISORSE IMMOBILIARI ABBANDONATE – LUOGHI DI AGGREGAZIONE
Si potrebbero poi riutilizzare le risorse immobiliari (ex circoscrizione, colle San Michele, chiesa Sant’Eusebio, Mercato etc.. etc., ) come luoghi di aggregazione per l’erogazione e la promozione di servizi culturali di vario tipo, cercando, allo stesso tempo, di coinvolgere le persone che abitano il quartiere.
Bisogna ripristinare un controllo sul territorio, trasmettendo sicurezza a chi lo abita.
A SAN MICHELE OGGI VI È UN GRAN NUMERO DI STUDENTI UNIVERSITARI: DA QUI POSSONO NASCERE GRANDI COSE!

Una risposta a Cagliari riabita

  1. Alessandro ha detto:

    L’area metropolitana deve essere ripensata anche attraverso l’istituzione permanente di tavoli di discussione con i comuni limitrofi, qualunque politica di sviluppo e/o decrescita (a seconda del settore di riferimento) sostenibile può essere generata e attuata con tutte le comunità territoriali e i soggetti che le abitano.
    Le identità locali, anche quelle legate ai territori comunali e provinciali, devono diventare una risorsa e non un ostacolo ad uno sviluppo estetico e armonico delle comunità in senso largo includendo anche animali e piante…senza dimanticare gli insetti.
    Vostro Alessandro

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