I post delle Primarie

Se non ora, siamo in Italia

di Marisa Fois e Carlotta Pinna
Lo svilimento quotidiano della figura femminile non l’ha inventato Silvio Berlusconi, è vero, ma è ora di svegliarsi dal letargo e di prendere parola per evitare che tutto questo venga definito e assorbito come normale.
Ci stiamo abituando al fatto che i diritti e le pari opportunità siano una cosa scontata e che parlare di manifestazione del 13 Febbraio sia anacronistico, come qualcuno scrive sui giornali.
Ma attenzione siamo in Italia!
Siamo in Italia e il Presidente del Consiglio sta per essere imputato per i reati di concussione e di prostituzione minorile.
Siamo in Italia, dove chi, intervistato su come reagirebbe se un’ipotetica figlia andasse ad Arcore per avere benefici di carriera o un ingresso preferenziale nella politica, risponde. “MAGARI!”. Un messaggio dannoso a discapito di tutte quelle donne che nella politica vogliono portare la loro competenza e non hanno fatto la gavetta con il Bunga Bunga. Un messaggio diverso da quello trasmesso, negli anni Sessanta, da Bernardo Viola, padre della diciassettenne Franca, sequestrata e stuprata dal suo corteggiatore respinto, che si batté coraggiosamente con la figlia contro il matrimonio riparatore.
Siamo in Italia, dove il Governo ha 5 ministre su 23, di cui 3 ministeri senza portafoglio, la presenza di donne alla Camera è del 21% e al Senato del 18%, solo 4 sono le donne a capo delle Commissioni parlamentari su 22.
Siamo in Italia, dove la presenza delle donne è limitatissima nel Consiglio superiore della magistratura e alla Corte dei conti, per non parlare della Corte costituzionale dove su 15 giudici c’è solo una donna.
Siamo in Italia, dove la presenza nei Consigli di amministrazione Cda e management delle grandi aziende è del 2,36% del totale!
Siamo in Italia, dove la limitazione culturale di certe aziende fa si che si usi solo il 50% del loro capitale umano perdendo competenze e business, quando invece in altri paesi questa limitazione culturale è proibita per legge.
Siamo in Italia, dove più di un terzo delle donne è costretta a lasciare il posto di lavoro dopo il primo figlio. Dove la maternità sta diventando una colpa per le lavoratrici, com’è capitato alla coraggiosa Stefania Boleso.  Manager preparata, laureata alla Bocconi, nella sua lettera al Corriere della Sera denuncia il mobbing punitivo da parte della sua azienda, che l’ha indotta a porre una firma per cancellare oltre dieci anni di lavoro.
Siamo in Italia, dove l’80% delle insegnanti sono donne, ma la stessa percentuale non corrisponde a quella dei dirigenti scolastici.
Siamo in Italia, dove la pubblicità utilizza in maniera indebita e volgare il corpo delle donne. L’elenco sarebbe sicuramente infinito, ne ricordiamo uno a caso, in cui una nota firma della moda italiana nel suo spot allude esplicitamente ad una violenza di gruppo. Non si tratta di essere censori moralisti, ma è necessaria un’analisi giuridica e deontologica sul rispetto della parità nella diffusione del messaggio pubblicitario. Ponendo dei limiti all’indecenza.
E infine siamo sempre in Italia, questa volta a Montalto di Castro: un altro stupro di gruppo a danno di una quindicenne, il sindaco paga le spese legali ai quei bravi ragazzi stupratori.La Corte dei conti condanna il sindaco a risarcire 15mila euro alle casse comunali… e le donne del paese che fanno? Indicono una manifestazione in difesa del signor sindaco.
Qui siamo in Italia, dove si danno  per scontato i diritti, dove c’è chi non si indigna poi così tanto al fenomeno Bunga Bunga, vive in una surreale atmosfera e viene assorbito da una normalità preoccupante.
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Un gruppo di donne il 23 Gennaio organizza un Flash mob a Cagliari, hanno deciso di ritrovarsi in Piazza Costituzione, un luogo simbolo per la città e per le donne, per protestare contro l’attuale deriva culturale e politica imposta da questo Governo.
Onore al merito alle cittadine Anna Ferrara, Laura Pisano, Rosa Spanu e Stefania Spiga che sono riuscite a radunare in forma spontanea più di duecento persone che hanno risposto al grido di ORA BASTA!
Una serie di manifestazioni spontanee si articola in diverse città Italiane, tutte queste esistenze verranno canalizzate il 13 Febbraio nell’iniziativa SE NON ORA QUANDO, in una protesta nazionale.
Vi segnaliamo l’iniziativa di Cagliari
“Per ridare dignità all’Italia e per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio, domenica 13 febbraio anche a Cagliari, migliaia di cittadini si ritroveranno in Piazza Ingrao.
Da un appello di donne e uomini a cui hanno aderito le associazioni: Amistanzia, Anpi, Arci, Art. 21 Liberi di, Associazione Onlus – Progettare il Futuro, CGIL Camera del lavoro, CGIL Nuovi diritti, le donne della Cineteca sarda – Società Umanitaria, CUEC, Donne in Movimento, Edizioni Sole, Federconsumatori Cagliari, Fondazione Luca Raggio, Lavoro & Welfare Sardegna, Socialismo Diritti e Riforme, Tiligù, Udu Cagliari. Tra le sigle politiche, che fanno capo tutte al centrosinistra, il Coordinamento donne IDV, donne e uomini del PD, donne e uomini di SEL”.

Non diamo tutto per scontato

di Gianni Agnesa
Da ragazzo fui affascinato da un film americano. Secondario. Si intitolava “L’impossibilità di essere normale” ed era con Eliot Gould. In breve, mentre nelle città americane infiammava la rivolta del ’70, quella dei morti in Ohio, i baroni universitari continuavano imperterriti a gestire corsi ed esami come se niente fosse.
Insomma il film denunciava l’impossibilità per un giovane, di essere alternativo, o anche solo in linea con i tempi, di fronte ad un potere gerontocratico e conservatore che rifiutava, impassibile, l’innovazione. Qualunque innovazione.
Le primarie del Centrosinistra a Cagliari mi hanno detto, tra l’altro, che forse anche in questa provincia dell’impero qualcosa è cambiato e che con grande fatica, si sta ritornando ad essere normali.
L’eroe, il vincitore morale delle primarie del centrosinistra, è per me Filippo Petrucci.
Non lo conosco, se non tramite i video di Youtube.
Ma mi pare che Petrucci abbia dato una grande lezione di etica, di politica e di carattere.
Senza partiti alle spalle. Senza alcuna carica, ne’ comunale, ne’ regionale, ne’ tantomeno senatoriale che fornisse un formale pedigrèe politico. Senza padri o padrini. Senza rendite personali o parentali da reinvestire in politica. Insomma senza nessuno di quei prerequisiti che fino a ieri sembravano essere condizioni essenziali per essere certificati come candidabili per la carica di Sindaco, il ricercatore universitario si è cimentato in un agone con poche speranze di successo, ma con l’impegno, la determinazione, la serietà di chi si mette davvero in gioco per raggiungere un risultato.
Perché quando le cose sono serie bisogna comportarsi seriamente. Questa è etica.
Petrucci ha interpretato al meglio quello che per me è una fondamentale competenza politica e cioè saper leggere i fatti. Saper comprendere dunque le dinamiche e saper interpretare le esigenze, saper cogliere i momenti.
E il momento attuale chiede alla politica un rinnovamento. Lo chiedono tutti.
Tutti come nelle piazze del Cairo o di Tunisi.
Lo chiedono le persone più avvertite e più acculturate, le persone semplici e meno istruite. Le persone più coinvolte e quelle meno aduse a fare politica.
Allora perché intestardirsi a non offrire nuove soluzioni, nuovi visi, nuove sensibilità. Perché non sperimentare nuove prassi e punti di vista alternativi, proposti da chi dichiara e dimostra impegno?
In politica, come nella vita, è importante il risultato, ma anche la modalità con cui si persegue un risultato. E’ importante il prodotto e il processo (di produzione si direbbe in economia).
A mio parere Petrucci ha centrato per certi versi il primo (ha comunque raccolto un mare di firma di sostegno e più dell’8% dei consensi alle primarie) ma sicuramente ha colto il secondo, realizzando un eccellente processo (partecipativo).
E non è poco. Dichiarare di voler coinvolgere gli altri nella politica, nella lettura dei fatti, nella definizione di proposte è un conto. Praticarlo realmente è un altro. Perché costa fatica, perché richiede umiltà, perché impone comprensione del proprio ruolo.
Cose rare per i politici di queste ultime generazioni.
Petrucci ha dimostrato carattere e personalità. Mettere in movimento decine e decine di persone, procurarsi le informazioni base per definire proposte sensate, progettare una strategia comunicativa senza alcun sostegno dei media (o meglio prevedendo una sistematica elusione di molta stampa, come poi accaduto) richiede la messa in campo di importanti competenze e il possesso di doti individuali considerevoli.
Non diamo tutto per scontato.
Petrucci ha fornito un bell’esempio a quanti, titubanti si domandino se abbia senso fare politica. Se valga la pena occuparsi di politica.
Temo che questo esempio sfugga ad alcuni. A coloro che non capiscono le trasformazioni in atto. A quanti, in politica, misconoscono i suggerimenti e le indicazioni di coloro ai quali poi chiedono fiducia e sostegno. A chi è sordo alle necessità delle persone che stanno male. Di quelle che stanno davvero male. Come i giovani senza lavoro e soprattutto senza speranza. A coloro che non intendono la politica e l’amministrazione come servizio ma piuttosto come privilegio. A coloro insomma che non sono più legittimati a svolgere un ruolo politico, perché inadeguati, incompetenti o peggio in malafede.
La bella storia di Petrucci, la sua sfida alle primarie di Cagliari, dice molto e credo dirà molto anche inseguito.
La storia, grande o piccola, locale o generale, è piena di episodi laterali, senza i quali non ci sarebbero però stati i grandi cambiamenti. Sono le storie di chi ci ha provato per primo, di chi ha aperto le piste, di chi ha tirato la prima pietra, di chi è riuscito ad attribuire un senso nuovo alle cose.
Nel suo piccolo, Filippo Petrucci ha fatto tutto questo.

Forse non sono le primarie che immaginavo

di Matteo Lecis Cocco Ortu
Probabilmente non sono state le primarie che ognuno di noi aveva immaginato. Avremmo voluto altri aspiranti sindaco che secondo noi sarebbero stati migliori. Avremmo voluto conoscere meglio i cinque candidati e i loro programmi. Avremmo voluto vedere un maggior impegno da parte di tutti i partiti della coalizione. Avremmo voluto avere più tempo per essere maggiormente coinvolti e coinvolgere la cittadinanza.
Ma, per chi ha scelto di viverle in prima persona, le primarie sono state un grande momento di partecipazione e di confronto sull’idea di città che il centrosinistra si troverà ad amministrare dalla prossima primavera.
Ha stupito tanti vedere una Cagliari che giorno dopo giorno si è lasciata sempre più coinvolgere. Dalla raccolta di 1565 firme per un candidato indipendente che nessuno conosceva ai tanti faccia a faccia queste primarie di coalizione hanno dato la possibilità agli elettori di centrosinistra di scegliere a quale candidato affidare il proprio voto, e hanno dimostrato che in città c’è un clima culturale e politico sano che ha voglia di allargare il proprio influsso.
Nelle tante occasioni di confronto che le associazioni, i partiti e i media hanno organizzato si è scoperto un centrosinistra molto più unito sui temi concreti e sui progetti per la città di quello che i giornali, le televisioni e i salotti “bene informati” vogliono darci a vedere.
Una unità che si basa sulla netta e chiara volontà di essere una alternativa al modello politico e di amministrazione con cui la destra ha tentato invano di anestetizzare la nostra città. Le associazioni, come Sardegna Democratica, che hanno animato questa campagna elettorale hanno dimostrato che attraverso il confronto sui contenuti si è già iniziato a costruire insieme un valido programma per Cagliari.
La vittoria alle comunali di Cagliari è alla nostra portata se, da subito, tutte le energie e le competenze che in questo intenso mese si sono confrontate apertamente e alla luce del sole si sapranno organizzare e cominciano a lavorare insieme.
Coraggio, che la strada è appena all’inizio. Ed è camminando che si apre il cammino
(articolo pubblicato originariamente sul sito di Sardegna Democratica)

Grazie

468 voti, piu dell’8% delle preferenze, grazie per il sostegno, la partecipazione e la carica che ci avete trasmesso.
Non disperdiamo questa energia, perchè, ancora una volta, meglio di prima non ci basta!

Domenica è il momento di votare

Mancano due giorni al momento delle primarie.
Sono stati due mesi bellissimi. Intensi, arricchenti, stimolanti.
Ora vi chiediamo di andare a votare il 30; andiamo tutti a votare, perché le primarie sono un momento importante per dare credito al dibattito politico interno al centrosinistra cagliaritano.
Andiamo a votare, per dimostrare al centrodestra cosa voglia dire partecipazione politica.
Andiamo a votare, per ridare importanza al voto, come vera espressione della nostra volontà.
Andiamo a votare Filippo Petrucci, perché rappresenta la reale voglia di dare una svolta alla politica cagliaritana.
Mancano pochi giorni e pensiamo sia anche il caso di fare un’ulteriore precisazione.
Da più parti ci sono stati tentativi di impossessarsi della nostra azione (o di screditare la stessa), provando a dare a tutti i costi una patente di aderenza partitica alla candidatura di Filippo Petrucci.
Allora, visto che si avvicina la data delle elezioni, è ancora una volta il caso di puntualizzare: dietro di noi non c’è nessun capobastone. Ci ha stupito e rattristato vedere come la nostra azione partecipata e partecipativa non sia stata capita appieno.
Ci siamo sentiti amareggiati quando abbiamo avuto la sensazione che la nostra indipendenza dagli schieramenti e la nostra volontà di rappresentare veramente una società civile troppe volte ignorata non fosse riconosciuta. Malgrado ciò, sentiamo forte in noi la convinzione che l’unica cosa importante sia proporre idee concrete per il futuro governo di Cagliari e per questo abbiamo operato per suggerire una nuova visione per la nostra città, uno sforzo nel campo delle primarie, un momento di importante confronto fra chi fa parte della stessa squadra.
Raccogliamo dunque gli sforzi fatti in questi mesi e andiamo a votare.
Qui potete vedere dove e come votare: https://petruccisindaco.wordpress.com/quando-e-come-si-vota/
E qui, per una scelta consapevole, potete leggere il nostro programma: https://petruccisindaco.wordpress.com/programma/
Votiamo Filippo Petrucci, perché Meglio di prima non ci basta!

Lettera di un simpatizzante

Pubblichiamo qui di seguito una lettera inviataci da Arnaldo Cecchini.

***

Io ho una certa età.
Non solo un’età certa.
Non amo i giovani per i giovani e i vecchi per i vecchi o i maturi per i maturi.
Le immortali “leggi bronzee” della stupidità di Carlo Maria Cipolla ci dicono (la seconda legge):
La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona.
Quindi anche dall’età.
Ad esempio tra rottamatori presunti e presunti rottamati (in virtù della seconda legge, ma non solo) non saprei chi (non) scegliere.
Inoltre non amo la personalizzazione della politica, credo nel ruolo dei partiti (se sapessero e sapranno ritrovarlo), non mi hanno mai convinto le primarie.
Tuttavia, devo riconoscere, per una sorta di astuzia della storia, sembra che le primarie siano diventate una straordinaria occasione di coinvolgimento e di apertura, un formidabile (potenziale) antidoto al disincanto e alla rassegnazione. 
La bellissima vittoria di Pisapia alle primarie di Milano (e Giuliano non è giovane) mi ha messo in testa molti dubbi (oltre a farmi felice) sulla questione dell’opportunità delle primarie.
Alcune giovani persone che stimo mi hanno segnalato la candidatura di Filippo Petrucci per la carica di Sindaco di Cagliari.
Non sono di Cagliari, non conosco in dettaglio i problemi di quella città, non mi sognerei mai di consigliare ai cagliaritani come votare alle primarie.
Ma posso dire che modi, tempi e temi della candidatura di Filippo Petrucci mi piacciono; in particolare mi convincono molto i punti del suo programma, in particolare il capitolo Cagliari riabita, che mi piace molto sin dal titolo: ci impone di pensare che il diritto alla casa possa (debba) non dipendere da nuove cubature, da consumo di suolo, ma dal riuso e da un’attiva politica pubblica per garantire quel diritto: una politica pubblica che può avere nel municipio un attore importante.
Rovesciando la  legge di Cipolla, direi:
La probabilità che una certa persona sia competente e capace è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona.
Aggiungerei che essere (un po’) “vergini” non guasta.
Mi auguro che chiunque esca dalle primarie il centro-sinistra vinca a Cagliari e che gli elementi del programma di Petrucci siano parte di questa vittoria, chiunque la conduca in porto.
Arnaldo “Bibo” Cecchini
Presidente del Corso di Laurea in
Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale
Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica  (DADU)
Facoltà di Architettura di Alghero

Politiche per la casa

Giorno per giorno affronteremo i vari punti del nostro programma. Si inizia con le politiche per la casa.
La città è come un pascolo, ossia un luogo di crescita; un luogo che condiziona e alimenta la crescita e lo sviluppo di chi lo abita. Dunque questo pascolo deve essere organizzato e costruito in modo da risultare nutriente e sano, pieno di giovamenti. Si dovranno anche educare e controllare i costruttori, si dovranno anche educare gli architetti, affinché nel pascolo non crescano cattive erbacce, che avrebbero la conseguenza di avvelenare la cittadinanza”. Platone, La Repubblica.
Comprare una casa a Cagliari è diventato proibitivo. E la città, inesorabilmente, si spopola ed è costretta a spostarsi altrove. Il fenomeno degli ex cagliaritani (persone che lavorano in città ma risiedono fuori) è preoccupante: sono risorse che si allontanano e che spesso si perdono , lasciando la città per non farvi ritorno, perché costrette a pianificare il proprio futuro altrove. E tutto ciò mentre la città dispone di un numero importante di abitazioni vuote! La decisione di andare a vivere nell’hinterland deve essere volontaria e non forzata dal mercato delle case.
Il primo punto è dunque valorizzare e recuperare quello che già esiste.
Discorso identico vale per alcuni quartieri come San Michele o il CEP, che prima erano considerati quartieri periferici invece sono parte integrante e importante di Cagliari e devono essere messi non solo al centro del dibattito politico ma al centro della vita della città; non più solo quartieri dormitorio ma anche luoghi di incontro connessi con la città, sia fisicamente che culturalmente. Finora poi la riqualificazione del centro storico è stata lasciata solo ai privati, senza che il Comune intervenisse, fatto non positivo.
Il Comune insieme alla Regione avrebbe potuto mitigare il problema casa, attraverso la costruzione di case a canone moderato (negli ultimi anni hanno fatto 16 alloggi in via Corsica e 32 verso Quartu), che devono essere intese in un’accezione inclusiva e che si rivolgono a tutti i cittadini, a tutti coloro che vogliono rendersi indipendenti e crearsi una vita autonoma, dentro la città di Cagliari. La maggior parte delle speculazioni immobiliari prodotte negli ultimi anni non sono state oggetto di una trattativa reale da parte del Comune, il quale ha permesso la costruzione di soli alloggi di lusso. Parcheggi, parchi sportivi di dubbia qualità e qualche volta piccole piazzette pubbliche sono state le uniche concessioni fatte dai privati all’amministrazione.
A Cagliari ci sono poi 5000 immobili sfitti; vuoti, magari inagibili, ma appartenenti a un proprietario o a diversi proprietari. Il Comune potrebbe incentivare i proprietari che anziché tenere sfitto un bene s’impegnano ad affittarlo; un’operazione di questo tipo favorirebbe anche i proprietari, in quanto i contratti d’affitto agevolato consentono ad esempio sgravi fiscali.
Discorso simile si deve fare per gli affitti in nero: si potrebbe seguire l’esempio di Bologna che si è opposta agli affitti in nero promuovendo degli sgravi fiscali.
Consideriamo infine che molti locali che versano in situazioni di abbandono potrebbero essere recuperati dagli stessi proprietari, trasformandoli in “elderly house” che non sono ospizi ma dei veri e propri appartamenti attrezzati per persone con mobilità limitata; anche in questo caso esistono già delle leggi che permetterebbero una spesa più bassa per i proprietari riguardo al fisco.

Perchè meglio di prima non basta ancora

C’è un’abitudine molto cagliaritana; è quella dell’accontentarsi. Quando viene fatta una nuova piazzetta, quando vengono costruite nuove infrastrutture o offerti dei servizi, non ci si sofferma sulla loro utilità, né sul fatto o meno che questi rispondano a delle esigenze reali, né ai metodi che hanno portato alla loro creazione. Ci si accontenta, “perché comunque prima non c’era niente e allora meglio questo di nulla”.
Questa attitudine alla rassegnazione passiva non mi è mai piaciuta. Bisogna smetterla di accontentarsi. È partendo da questa idea che è nato come movimento spontaneo il nostro gruppo “Meglio di prima non ci basta”.  Noi, come cittadini che vivono Cagliari, vogliamo e dobbiamo pretendere che le politiche che interessano la nostra città debbano essere intraprese con l’obiettivo finale di offrire un servizio di eccellenza che risponda a delle reali esigenze cittadine e il cui iter nasca da una decisione partecipata dal basso, da chi poi usufruirà di questo stesso servizio.
È dunque la voglia di partecipare realmente e concretamente a un processo decisionale che dalla cittadinanza arrivi a proporre temi nuovi e partecipati per gestire la nostra città, che ha spinto un gruppo di elettori del centrosinistra a concorrere per le primarie a Cagliari.È stato un processo rapido e molto intenso. I giorni iniziali sono stati importanti per decidere quali principi potessero rappresentare questa volontà di cambiamento. Ci siamo ritrovati allora su alcuni aspetti cardine, che dovrebbero appartenere naturalmente a chi voglia amministrare Cagliari: Dignità, Trasparenza, Lavoro, Entusiasmo, Rispetto per l’ambiente, Coinvolgimento, Competenza.
Da qui siamo partiti per creare alcune macroaree per i temi: Progettazione, Comunicazione, Stare Insieme, Politiche per la casa.
Sono seguiti venti giorni intensi in ogni senso. Un movimento completamente spontaneo in cui ognuno di noi ha messo in campo le proprie competenze e ha dato una totale disponibilità da ogni punto di vista. Raccogliere 1565 firme senza una struttura di partito che ci potesse aiutare, ha voluto dire stare in strada, parlare e ascoltare la gente, cercare di incanalare la frustrazione presente in tanti, che vedevano questa situazione di stallo nelle primarie come una mancanza del centrosinistra cagliaritano. E ascoltando le persone, abbiamo potuto assorbire ancor più informazioni su Cagliari, comprendere come questa città rappresenti comunque un punto di riferimento per tutto il suo grande hinterland, quanto sia vissuta ogni giorno da persone che poi dormono in altri luoghi, spesso perché semplicemente era diventato impossibile potersi costruire una vita in quella che non è la capitale del Mediterraneo, concetto inutile che la destra ha cercato di vender negli ultimi anni, ma è sicuramente la capitale della Sardegna.
Un ruolo che Cagliari deve avere il coraggio di assumersi.
Da quei macrotemi iniziali abbiamo incominciato evidenziare problemi reali non affrontati chiaramente da questa amministrazione e a elaborare proposte concrete: la cronica carenza di politiche per la casa raffrontata a una assillante richiesta di alloggi; l’assenza di un progetto chiaro riguardante l’Università e chi la vive, ossia la massa di studenti universitari che sono considerati solo al momento della riscossione degli affitti; la mancanza di chiarezza sul destino di edifici e beni (servitù militari, ma anche il carcere di Buoncammino, che potrebbe diventare un “incubatore”, un luogo in cui ospitare aziende e giovani professionisti mettendogli a disposizione spazi e uffici pressoché gratuiti al centro di Cagliari); la distanza da una reale volontà di creare un piano di trasporti che sia sostenibile per le persone e per l’ambiente (che consenta di rendere la città più vivibile riducendo le decine di migliaia di macchine che ogni giorno transitano per le vie d’ingresso alla città); il rapporto con la cultura, concetto inteso solo come esposizione mediatica e non come progresso intellettuale; i bisogni degli immigrati e delle associazioni, le necessità di quelle 11.000 persone che dall’estero sono venute a vivere e lavorare nella provincia di Cagliari, una presenza che si continua a ignorare; la mancanza di un progetto vero che provi a ripensare la città e il totale disinteresse a instaurare un rapporto di comunicazione continua fra amministratore e amministrato.
L’esperienza della raccolta firme ci ha permesso di ragionare su questi e tanti altri temi. Ora vorremmo che chiunque abbia voglia partecipare alla creazione di un programma più ampio, apportando consigli, esperienze e idee si faccia avanti; perché vorremmo creare insieme un’alternativa concreta e reale alla destra che ha avvilito la nostra città negli ultimi 16 anni.
Perché ancora una volta, meglio di prima, non ci basta.

(articolo pubblicato il 5 gennaio sul sito www.sardegnademocratica.it)

Ce l’abbiamo fatta!

Grazie al vostro sostegno in venti giorni siamo riusciti a raccogliere 1565 firme e abbiamo conquistato la possibilità di partecipare alle primarie del 30 gennaio.
Durante questi intensi giorni passati nelle vie e nelle piazze della città, abbiamo percepito la forte volontà di cambiamento da parte dei cittadini cagliaritani e raccolto i vostri suggerimenti. Da questo ottimo punto di partenza lavoreremo allo sviluppo di un programma innovativo per cambiare veramente la nostra città.
Maggiori informazioni sul programma e sui prossimi appuntamenti della campagna continueranno ad essere pubblicati su questo blog. Vi invitiamo a continuare a seguirci e a condividere le vostre impressioni e commenti.
Grazie ancora a chi ci ha permesso di arrivare sino a questo punto e di continuare a dire “meglio di prima non ci basta”.

Il sorriso di Petrucci

In questo diario online tenuto strappando minuti di tempo alle varie attività portate avanti, abbiamo cercato di testimoniare le motivazioni di una scelta, le necessità che abbiamo sentito come cittadini prima di diventare il piccolo movimento che oggi siamo.
E in pochi giorni ciò che accade a Cagliari è apparso amplificato da ciò che succede a livello nazionale.
Allora spendiamo due parole per affermare quanto appaia diverso prendere parte attiva alla vita politica della nostra città e quanto nuovo entusiasmo, quanta nuova linfa si possano percepire appena si ha il coraggio di fare scelte diverse, scelte che si allontanino dalla riproposizione di schemi triti e ritriti. Dove perfino vedere un sorriso schietto diventa una rarità.
Recuperare il senso di responsabilità verso il proprio dovere di cittadino, dovere di partecipare e di prendere parte attiva nella nostra comunità, DEVE tornare ad essere importante!

Interrogativi sulle primarie all’indomani del no alla sfiducia…

Lo spunto è dato da un articolo apparso oggi (16 dicembre) su Repubblica. L’articolo è quello di Giovanna Casadio a pag. 9 che affronta le riflessioni del centro-sinistra italiano all’indomani del voto di fiducia in Parlamento.
La parte su cui vogliamo attirare l’attenzione è quella che riguarda la discussione sul tema della realizzazione delle primarie da parte del Pd che “complicano sia la vita interna che il rapporto con gli alleati” (citazione, da parte della giornalista, di Stefano Fassina della segreteria nazionale Pd). “Insomma occorrerà rimettere mano allo statuto del partito per cambiare il meccanismo: prima si decidono le coalizioni e poi il candidato, e non viceversa” (conclude la giornalista).
Qualche giorno fa sull’Unità, Nicola Latorre (vicepresidente dei senatori del Pd), parlava della necessità di andare oltre il patto fondante del partito; è possibile che anche questo argomento venga affrontato il 23 dicembre, data di convocazione della direzione nazionale del Pd.
Ai fini della nostra personale battaglia a Cagliari per riuscire a portare Filippo Petrucci alle primarie del centro-sinistra, la data del 23 dicembre non rileva. La scadenza infatti per la consegna delle firme raccolte (ne servono 1653!) è il 20 dicembre e i tempi oramai stringono.
Ci conforta leggere che stia tornando in primo piano, all’interno del maggior partito del centro-sinistra, il tema delle primarie, delle loro modalità di svolgimento e della scelta dei candidati.
Ci amareggia però dover fare un’altra considerazione: ancora una volta questo concetto è stato espresso prima dal basso, dalla gente comune, da movimenti spontanei di cittadini, non dai vertici di partito.
Ci permettiamo allora di continuare ad insistere sull’importanza della condivisione nella scelta dei candidati, la necessità che tutti possano presentarsi, da dentro o da fuori un partito, al momento di partecipazione e di scelta collettiva che le primarie rappresentano; perché il candidato vincitore possa sentirsi arricchito dal dibattito suscitato, possa avere l’apprezzamento della parte più ampia dei votanti del centro-sinistra, e possa arrivare più forte e più legittimato allo scontro con il centro-destra.

Siamo un popolo di paranoici?

Sembra veramente assurdo che ci sia una candidatura spontanea a queste primarie del centrosinistra?
Ce lo stiamo chiedendo e vi giriamo la domanda.
Del resto, quello che ci chiedono in tanti (e che qualcuno ha anche scritto) è proprio relativo all’identità dei “Padrini” che starebbero dietro questa campagna.
E allora vogliamo fugare ogni dubbio: non abbiamo nessun Padrino.
Nessun colpo di scena.
La verità di questa campagna è quella scritta in questo blog – quella che abbiamo raccontato e che continueremo a raccontare.
Vogliamo rassicurare chi ha avanzato dei dubbi su questa candidatura: Filippo non è un kamikaze e non è il burattino di nessuno. Proseguiamo tranquilli.
Vogliamo anche mettere in chiaro un dato, ne avevamo già parlato, ma non ci costa nulla ripeterlo. Noi condividiamo il progetto comune del centrosinistra per un reale rinnovamento della città di Cagliari e daremo il nostro sostegno a chiunque risulti vincitore nelle primarie, perché questo è il significato delle stesse.
Quindi ci si confronta e poi si sostiene comunque chi ha vinto.
Perché questo è lo spirito delle primarie e noi lo condividiamo in pieno.
Detto questo dobbiamo dire: Filippo ci mette la faccia, noi mettiamoci la firma!

Gli amici del centrosinistra

In seguito ad alcuni primi commenti che ci sono arrivati (continuate!), ci sembra opportuna una precisazione.
Il regolamento per le primarie del centrosinistra, non l’hanno firmato solo “quelli” del PD.
È un passaggio fondamentale: il regolamento che prevede che per avanzare una candidatura per le primarie di Cagliari serva un numero spropositato di firme l’ha firmato TUTTA LA COALIZIONE.
Insomma, PD e gli altri partiti della coalizione.
Questo movimento non è “contro” il PD. Se stiamo raccogliendo firme per una candidatura alle primarie è perché ci riconosciamo in questa area politica. È abbastanza chiaro così?

La nostra sfida

Per le prossime elezioni a Sindaco di Cagliari è sempre più probabile che il PD imponga un candidato. E le primarie? E i candidati scelti dalla base, dagli elettori? E i cambiamenti promessi?
È la solita storia: i “poteri forti” (come definirli?) continuano a pensare che la politica sia roba loro. I candidati vengono scelti in base a logiche che poco hanno a che fare con la democrazia.
Il 6 Dicembre 2010 un gruppo di amici si trova a commentare il futuro di Cagliari e le scelte della Sinistra in proposito.
Abbiamo deciso di scendere in campo quando abbiamo capito che, per l’ennesima volta, i cambiamenti promessi da tanta Sinistra sono solo parole.
Per questo e per tanti altri buoni motivi ci siamo detti: “Perché non provare?”. Perché non unirci e mandare un messaggio chiaro a questi Signorotti locali che continuano a ignorare il desiderio, chiaro e inequivocabile, di cambiamento?
Le Primarie, probabilmente, si terranno a Gennaio 2011 ma le firme per presentare le candidature vanno raccolte entro il 20 Dicembre.
Siamo in ritardo – è vero!
Ma ci vogliamo provare. Ci dobbiamo provare!
La frustrazione e l’insoddisfazione degli elettori di Sinistra è evidente e anche noi siamo tra quelli che sognano una politica diversa e dei Partiti diversi.
È arrivato il momento di guardare in faccia questo sogno, prendere il coraggio a quattro mani e lavorarci sopra per farlo diventare realtà.

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