RIFLESSIONI DOPO LA VITTORIA

Abbiamo vinto, ha vinto il centrosinistra e ha vinto il Presidente Francesco Pigliaru.
Sono soddisfatto e ottimista per la Sardegna.
È stato eletto anche il candidato che ho sostenuto durante questa campagna elettorale, Francesco Agus: sono molto contento, buon lavoro Francesco.
Ed è stato eletto anche l’amico e collega Consigliere Mondo Perra, un grande in bocca al lupo anche a te Mondo.
Non amo fare polemiche, neanche in campagna elettorale; non credo che gli elettori, già stanchi per tanti motivi, abbiano voglia di continue risse.
Qualche appunto però ora, a bocce ferme, mi permetto di farlo.
A chi ha detto che “l’effetto Zedda” avrebbe nuociuto a Pigliaru segnalo che a Cagliari il PD è il primo partito con il 22,15% e SEL il terzo con l’8,45%; che le liste del centrosinistra a Cagliari hanno preso il 2,5% in più di quelle del centrodestra (circa 1500 voti in più); e infine che a Cagliari Pigliaru ha preso il 7% in più di Cappellacci, che tradotto in voti vuol dire 5000 preferenze in più, ossia un quarto del totale dei voti di differenza tra Cappellacci e Pigliaru.
Cagliari, il suo Sindaco, i suoi Consiglieri comunali, i circoli e gli elettori di centrosinistra tutti, hanno dato un concretissimo e essenziale contributo alla vittoria di Pigliaru.
Vuol dire che va tutto bene? No, bisogna lavorare per fare meglio; non ho mai evitato di fare critiche nonché autocritica e devo ammettere che in diversi ambiti siamo in ritardo o potremmo fare di più.
Ma ci sono anche molti aspetti su cui l’amministrazione di cui faccio parte è in ritardo perché bloccata dalla Regione fino a ieri amministrata da Cappellacci.
Faccio tre esempi chiari: Campus Universitario (che votammo pochi mesi dopo essere entrati a Palazzo Baccaredda e i cui tempi di esecuzione sono oltremodo incerti), Ospedale Marino (votato ugualmente in Comune mesi e mesi fa e sbloccato solo di recente dalla Regione), lavori sull’edilizia popolare a Sant’Elia (con AREA che piuttosto che investire i 35 milioni che ha in cassa “rischiando” di mostrare l’interesse del Comune per questo quartiere ha preferito non fare nulla e lasciare tutto com’è, mentre il Comune sta portando avanti importanti e concreti lavori).
Sono certo che Pigliaru collaborerà lealmente col Comune nell’interesse dei cittadini di Cagliari nonché di tutti quelli dell’area metropolitana che ogni giorno vengono a studiare e lavorare (dunque di fatto vivono) nel capoluogo della nostra Regione.
Mi spiace che un progetto come quello messo in atto da Sardegna Possibile non veda nessun rappresentante in Consiglio regionale; spero che gli stimoli provenienti da un movimento capace di mobilitare migliaia di persone possano comunque influenzare positivamente l’agire politico del centrosinistra.
Non condivido però i ragionamenti a “babbo morto” sulla legge elettorale.
I meccanismi di questa legge, che nasce per dare rappresentanza, ma soprattutto governabilità, erano noti a tutti; alla coalizione capeggiata dalla Murgia sarebbe bastato fare una lista invece di 3 e con il quoziente che è stato raggiunto (7% e non 10%, che sono i voti andati alla candidata Presidente) avrebbero avuto i loro Consiglieri alla Regione.
Non mi sono piaciuti neanche i comportamenti e commenti di alcuni candidati.
Ci sono stati attacchi e critiche gratuite a mondi dai quali diversi candidati (i più votati) venivano e che in quelle realtà politiche ci sono stati perché nominati o cooptati; ci sono stati commenti veramente superflui e falsi, giustificati magari dagli stessi autori con frasi come “sai comunque è campagna elettorale e certe cose anche se non sono vere bisogna dirle”; c’è stato da parte di molti un atteggiamento saccente e un po’ altezzoso (lo stesso che viene rimproverato alla “provinciale amministrazione casteddaia”…).
La mancata rappresentanza in Consiglio Regionale è un’occasione persa ma che potrebbe comunque dare i suoi frutti in futuro.
Cappellacci ha lasciato sfracelli, della sua amministrazione non salvo niente.
Sempre per mia scelta, evito di fare polemica nonché di farmi gli affari altrui ma in questo caso una cosa, anzi due, le voglio dire.
Capisco la campagna elettorale, ma ho trovato di pessimo gusto la polemica imbastita da alcuni candidati in merito al progetto per l’abbattimento degli stereotipi di genere ed educazione alle differenze nelle scuole cittadine portato avanti dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Cagliari; questa campagna, proditoria vista la violenza di genere sempre più diffusa, è stata manipolata in maniera volgare e ottusa. Anche il Sole24 (tramite la sua Radio24) ha reso merito a questa iniziativa mentre qui in città si sono lette e sentite castronerie senza senso.
Rinnovo invece qui i miei complimenti alla Presidente di Commissione Elisabetta Dettori e a tutte le componenti della Commissione per il lavoro fatto.
La seconda cosa è un’osservazione: da 4 elezioni (Provinciali, Comunali, Politiche e Regionali) il centrodestra a Cagliari perde.
Colleghi dell’opposizione, ma un ragionamento politico di rinnovamento lo farete prima o poi?
O continuerete a limitarvi a ospitare Silvio e le sue barzellette facendo affidamento a qualche freddura di cattivo gusto per vincere?
Un centrodestra nuovo e capace di elaborazione politica, sarebbe un bene per la politica tutta.
Detto questo, buon lavoro anche ai Consiglieri di opposizione.
Le ultime due riflessioni sono sull’astensionismo.
Senza dubbio i partiti hanno la responsabilità di aver allontanato tanta, troppa gente dalla politica; ma molta responsabilità ce l’ha anche il Movimento 5 Stelle, che l’anno scorso fu il primo partito in Sardegna. Se tu prendi il 30% dei voti hai grandi responsabilità; devi fare una lista per le elezioni regionali perché tu hai il dovere di rappresentare i tanti cittadini che ti hanno dato fiducia.
Non amo molti aspetti del Movimento 5 Stelle, ma è chiaro che molti cittadini vi hanno riposto fiducia; l’incapacità di creare una lista regionale per le elezioni è un dato preoccupante per la rappresentatività politica e il buon funzionamento delle istituzioni.
Sempre sull’astensionismo, e ribadendo il fatto che sono ben cosciente della crisi più generale della politica, domenica i cittadini avrebbero potuto scegliere tra 6 diversi candidati a Presidente, 6 progetti politici e innumerevoli liste; 4 erano dei progetti politici definiti e chiari e uno di questi, Sardegna Possibile, era nato come movimento di base sviluppatosi dal basso sul territorio (una richiesta molto forte e diffusa proveniente da tutto il corpo elettorale).
Fatte queste premesse, devo dire che è sempre più difficile capire le richieste politiche degli elettori; se infatti pur potendo scegliere tra 6 candidati (e innumerevoli candidati come Consigliere) tantissimi cittadini hanno preferito non votare, questo vuol dire che è sempre più difficile intercettare le esigenze e le richieste dei cittadini.
La politica al tempo di facebook mi sembra sempre più difficile.
Ho finito, scusate per la nota troppo lunga ma ogni tanto serve prendersi un po’ di tempo per esprimersi.
Abbiamo vinto (è bene ricordarlo!), ancora buon lavoro al Presidente Pigliaru e a tutti gli eletti.
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Una risposta a RIFLESSIONI DOPO LA VITTORIA

  1. glasnost' ha detto:

    Riflessione ragionevole e interessante ma che non condivido in toto.
    Ad esempio, la vittoria del centrosinistra c’è stata secondo me più in funzione anti-cappellacci che pro centro sinistra*. Non ho infatti notato in giro l’entusiasmo che c’era stato per l’elezione di Zedda. Certo non è un’analisi rigorosa (magari è solo una sensazione personale e mi sbaglio), ma tra tutti quelli che hanno votato Pigliaru che conosco personalmente, noto una rassegnazione mai vista prima. L’obiettivo era unicamente evitare la rielezione di Ugo. Non si può tra l’altro non notare che alcuni nomi che sono stati eletti col centrosinistra (del centro destra manco ne parlo per decenza) e che quindi hanno preso migliaia di preferenze, siano piuttosto sulfurei, per non dire altro.
    Spero davvero che qualcosa di buonsenso lo si riesca a fare.
    Auguri a tutti noi.

    *insomma ci basta anche che sia meglio di prima, visto che peggio è difficile.

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